Federazione

ANGELO FERRANDO LO RICORDO COSI’

Conobbi Angelo Ferrando tanto tempo fa – quanto non so, nel mondo dei sentimenti l’amico si conosce da sempre - e mi sorprese, perché era di quelle rare persone che non si raccontavano, mai, ma che lasciavano casuale, alle vicende della vita, la scoperta di sapere chi fosse; nell’amicizia non è poi così importante sapere chi è l’amico, quanto conoscernel’animo; è stato così che ci si è ritrovati, con la passione per lo sport in comune, le pagine del tamburello da sfogliare, anche se su piani diversi: lui da protagonista, nello sport e nella vita, io a raccontare di questo sport sentimenti, fatti, vicende.

Il tamburello è stato – aldilà della famiglia e del a professione - la sua grande passione e a questo ha dato molto, contribuendo anche in modo significativo alla costruzione di quella società, l’Ediconsat, che con le sue stagioni ha lasciato un segno importante non solo con la conquista nell’81 del tricolore di B; da li sono passati giocatori come Riccardo Dellavalle, Aldo Marello, Claudio Cussotto, Candido Sibona.

Una dimensione di servizio, la sua, con un impegno anche come Dirigente federale, ricoprendo incarichi di rilievo, ultimo la presidenza della Commissione Propaganda che ha fatto seguito a quello di Procuratore federale, ricoperto con capacità ed equilibrio nello scorso quadriennio olimpico.

Viveva, Angelo, profondo il senso dell’amicizia e con questo quello dell’appartenenza, con assoluta lealtà soprattutto nei momenti più difficili, come in quelli quanto mai travagliati attraversati dalla Federazione tra l’83 e l’84.

Ricordo che di lui avvertivi spesso la presenza prima che arrivasse; lo sentivi vicino, amico nel sorriso, nella stretta di mano così come quando ti guardava facendo passare lo sguardo per un momento sopra la montatura degli occhiali, quasi a leggere chi fossi e cosa pensassi;  serio, riflessivo, il suo temperamento non nascondeva però le forti emozioni; la sua allegria si concludeva spesso con una  risata aperta preceduta dal sorriso, quello stesso con cui ti lasciava al momento del saluto, che avvertivi come augurio di rivedersi  presto, che la prossima volta non poteva essere lontana.

Da nonno, il mondo degli affetti era diventato il suo, ne parlava con la luce negli occhi, con l’incanto di un bambino.

Ed è questo, Angelo, che soprattutto ricordiamo di Te, il Tuo mondo degli affetti, in cui anche noi ci siamo affacciati. Ciao.

Riccardo